trattamento basato sulla famiglia

DCA: il Trattamento Fondato sulla Famiglia

Nei giorni tra il 3 e il 6 Novembre 2015, il Prof. Daniel LeGrange docente dell’Istituto Benioff di Pediatria dell’Università di San Francisco-California, ha tenuto a Roma il workshop “Family Based Treatment nella cura dei disturbi alimentari in adolescenza”.

L’FBT è un trattamento sviluppato negli anni ’90 all’interno del Maudsley Hospital di Londra e costituisce un modello d’intervento che integra diversi aspetti dell’approccio cognitivo-comportamentale con quelli dell’intervento sistemico-relazionale e del “clinical management”. L’efficacia dell’FBT, in particolar modo per l’Anoressia Nervosa (AN) in adolescenza, è stata dimostrata attraverso numerosi studi clinici.

Veniamo al modello.

Un primo aspetto fondamentale dell’ FBT è quello di voler sottolineare l’importanza e la centralità della figura dei genitori all’interno del setting di cura dei pazienti affetti da un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), contrapponendosi al cosiddetta “parentectomia”, modello teorico che presupponeva come indicazione terapeutica l’allontanamento e la separazione dei genitori dai figli con DCA essendo i primi la causa della sofferenza dei secondi. In questo senso l’FBT per la prima volta considera la famiglia come risorsa primaria per la guarigione del paziente e non come mera causa del suo disturbo, l’obiettivo non diviene quello di giudicare il colpevole o il responsabile della malattia ma di mobilitare le risorse di ogni singolo membro della famiglia per reagire ed affrontare il disturbo alimentare.

 

Il trattamento si basa su 5 assunti fondamentali.

  1. In primo luogo viene condivisa una concezione “agnostica” relativa all’eziopatogenesi della patologia. LaGrange, suggerisce infatti “forgetting what You think You know”, scordare e allentare ogni modello di riferimento che teorizzi una causa di questa malattia, al fine di alleviare il senso di colpa ed eventuali responsabilità nell’insorgenza del disturbo.
  2. Il terapeuta ha il ruolo di esperto in DCA e di consulente nel trattamento della patologia, guida i membri della famiglia rispetto la gestione del problema alimentare, ma non si impone né si sostituisce ad essi nelle scelte decisionali.
  3. Le figure parentali vengono responsabilizzate nel compito del recupero del peso attraverso un “parental empowerment”.
  4. Il quarto punto fa riferimento all’esternalizzazione, ovvero il processo per il quale il paziente viene metaforicamente separato dalla malattia. L’anoressia viene presentata per esempio come un cancro che colpisce la persona del paziente e che non gli permette più di essere presente a se stesso nelle sue scelte di vita.
  5. Il quinto e ultimo cardine è relativo alla necessità di porre il focus iniziale sui sintomi, sulla necessità di cambiamenti comportamentali, sulla raccolta anamnestica dello sviluppo della sintomatologia e un’attenzione “relativa” agli aspetti cognitivi correlati al disturbo alimentare.

 

Vediamo in maniera estremamente sintetica in che cosa consiste il Family Based Treatment – FBT.

 

Il modello presentato da LeGrange si svolge in un setting ambulatoriale, a livello individuale e si compone di tre fasi distinte, per un totale di 20 sessioni a cadenza settimanale in 12 mesi.:

  1. Recupero del peso (1-10 sessioni). Per prima cosa il terapeuta sottolinea la gravità della situazione e l’importanza che tutti i membri della famiglia siano coinvolti nel processo terapeutico.

L’obiettivo di questa fase è quello di sostenere i genitori a “riassumere il controllo dell’alimentazione”, aiutandoli ad assumere lo stesso ruolo che in un setting di ricovero hanno gli infermieri durante l’assistenza al pasto. In questa fase il paziente viene escluso dalle scelte alimentari, mentre l’intera famiglia viene incoraggiata e guidata tramite suggerimenti impliciti a trovare il modo più adeguato ed efficace per fornire supporto al figlio affetto da Anoressia Nervosa. Il compito dei familiari diventa quello di rialimentate ad ogni pasto il figlio, i genitori devono “riprendere il controllo sul cibo dell’adolescente che fino ad ora è stato in mano dell’anoressia”.

Quando il paziente arriva al recupero del 75% del peso corporeo salutare si può passare alla fase 2 che ha l’obiettivo di raggiungere il 90% del recupero ponderale.

  1. Nella seconda fase (11-16 sessions) la famiglia viene supportata ed incoraggiata nel riaffidare all’adolescente la gestione della sua alimentazione. Viene sottolineato in particolare che la famiglia e il terapeuta hanno fiducia nel paziente che quindi lentamente può ritornare a gestire in maniera più autonoma l’organizzazione dei suoi pasti, ma che la malattia dell’anoressia è molto scaltra e che quindi bisogna procedere con estrema cautela: ogni pasto deve essere ancora sottoposto alla supervisione dei genitori, ma l’adolescente però iniziare ad essere coinvolto nelle decisioni alimentari.
  2. La terza fase (17-20 sessions) è orientata a discutere direttamente con l’adolescente le tematiche e le difficoltà critiche della sua fase di vita, come le relazioni sociali, difficoltà emotive, ecc.. Ogni tema viene discusso con i genitori.

 

Il workshop è stato davvero interessante, con numerosi role-playing, video e trascritti che hanno reso maggiormente comprensibili le diverse fasi del modello. E’ stato inoltre rilasciato un certificato di formazione di primo livello in Family Based Treatment.

 

Al termine del workshop il Dott. Cotugno ha presentato l’esperienza italiana di applicazione del modello FBT all’interno servizio pubblico di Roma.

A tal proposito credo che l’aspetto più rilevante sia proprio quello di impegnarsi nel trovare una possibile modalità di traduzione applicabilità del modello FBT ad un contesto italiano.

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