Disabilità intellettive

Attualmente considerato un disturbo del neurosviluppo, la disabilità intellettiva (ex ritardo mentale) è una condizione che si caratterizza per importanti deficit del funzionamento intellettivo e concomitanti limitazioni sul piano del funzionamento adattivo (autonomia personale, partecipazione sociale, comunicazione). L’esordio è tipicamente collocato nell’età dello sviluppo e la gravità viene generalmente ricondotta ad uno di quattro livelli convenzionali: lieve, moderata, grave, estrema. Nei casi più lievi le caratteristiche possono comprendere vari aspetti tra i quali:

 

  • difficoltà di apprendimento riguardanti scrittura, lettura, e calcolo;
  • mancata comprensione del concetto di tempo e denaro;
  • compromissione del pensiero astratto e delle funzioni esecutive (pianificazione, elaborazione delle strategie, definizione delle priorità e flessibilità cognitiva);
  • limitata comprensione dei rischi per la salute;
  • difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane (es. fare la spesa, utilizzare trasporti, gestione delle finanze e della casa);
  • immaturità nei rapporti sociali (inadegatezza nel rapportarsi agli altri, ingenuità e credulità)

 

I fattori capaci di causare il disturbo sono vari e generalmente riconducibili a tre tipologie:

 

fattori prenatali: sindromi genetiche (es. sindrome di Down) e disturbi metabolici (es. fenilchetonuria), malformazioni cerebrali, malattie materne o esposizione della madre ad agenti nocivi o uso di sostanze dannose (es. alcol e droghe).

 

fattori perinatali: eventi e complicanze legate alla gravidanza e al parto.

 

fattori postnatali: lesioni traumatiche cerebrali, condizioni mediche occorse durante l’infanzia, disturbi convulsivi, infezioni, deprivazione sociale grave e cronica, intossicazioni di vario tipo (es. piombo o mercurio).

 

La disabilità intellettiva colpisce circa l’1% della popolazione generale, e in misura maggiore i maschi rispetto alle femmine. L’intervento comporta solitamente un approccio integrato di tipo multidisciplinare diretto principalmente a migliorare il grado di adattamento dell’individuo. Un elemento essenziale è dato pertanto dall’identificazione dei fattori (intrinsechi e/o estrinsechi) che ostacolano lo svolgimento delle normali attività, e dalla modificazione dei comportamenti inappropriati. Sebbene il disturbo tenda a persistere per tutta la vita, interventi precoci e adeguati possono migliorare significativamente il funzionamento adattivo dell’individuo, migliorandone sensibilmente la qualità della vita e permettendo di ottenere, nei casi più lievi, recuperi soddisfacenti ed un adeguato sviluppo.

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