La depressione è la prima causa di disabilità al mondo, è il motivo principale di assenza sul posto di lavoro, nonché uno delle cause maggiori di calo della produttività lavorativa.
Questa psicopatologia ha un impatto economico notevole non solo a livello individuale, per quanto riguarda l’assenteismo e lo scarso rendimento, ma anche a livello mondiale: è di circa mille miliardi di dollari all’anno.
Nonostante la sua ampia diffusione, la depressione viene spesso sottostimata, non viene vista come una malattia, ma piuttosto come un “momento di debolezza passeggero”. Tra la depressione e la tristezza esistono delle importanti differenze che, soprattutto in ambito clinico, devono essere accolte e prese in considerazione.
Gli studi più recenti spiegano l’importanza di affiancare l’attività fisica alla terapia cognitivo comportamentale per il trattamento della depressione. Lo sport promuove infatti il rilascio di due importanti tipi di neuromediatori: l’acetilcolina e le endorfine; queste ultime sono le molecole che producono le sensazioni di analgesia e benessere, proprietà che hanno portato a definirle “ormoni della felicità”. Tali molecole agiscono su sostanze del sistema immunitario determinando effetti calmanti sull’individuo.
Le conseguenze benefiche dell’attività fisica a livello psicologico sono molteplici in quanto lo sport favorisce la socializzazione, aiuta a riacquistare fiducia e autostima nel momento in cui riesce a fare raggiungere un obiettivo, anche minimo, e permette di distrarsi liberando così la mente da preoccupazioni e pensieri negativi.
La letteratura scientifica dimostra come l’esercizio fisico possa essere un potente antidepressivo. In una ricerca condotta su 80 pazienti suddivisi in cinque gruppi per differenti regimi di allenamento fisico, sono stati evidenziati i benefici dell’attività fisica intensa-moderata. I primi due gruppi dovevano svolgere tre o cinque volte a settimana per 30-35 minuti attività fisica moderatamente intensa; altri due gruppi per tre o cinque volte a settimana per 30-35 minuti attività fisica di bassa intensità e, infine, il quinto gruppo praticava solo 20 minuti di stretching per tre volte a settimana (Trivedi et al., 2006). Il regime di allenamento per i primi quattro gruppi comprendeva semplicemente cyclette e tapis-roulant. Dopo tre mesi di allenamento, i primi due gruppi mostravano una riduzione del 47% dei sintomi depressivi, il terzo e quarto gruppo del 30% e infine il quinto gruppo del 29%.
L’attività fisica diviene quindi un importante supporto alla psicoterapia cognitivo comportamentale determinando dei significativi miglioramenti sul numero dei sintomi depressivi quali perdita di energie, affaticabilità, difficoltà nella concentrazione, problemi di memoria, nervosismo, perdita o aumento di peso, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), mancanza del desiderio sessuale, bassa autostima, sensi di colpa e dolori fisici.
Dott.ssa Mariapia Ghedina
Bibliografia
- Szuhany, K. L., Bugatti, M., & Otto, M. W. (2015). A meta-analytic review of the effects of exercise on brain-derived neurotrophic factor. Journal of psychiatric research, 60, 56-64) e che l’introduzione di BDNF nei cosiddetti ‘nuclei del rafe’3 sia associata ad effetti antidepressivi (Altar, C. A. (1999). Neurotrophins and depression. Trends in pharmacological sciences, 20(2), 59-62
- Trivedi, M. H., Greer, T. L., Grannemann, B. D., Chambliss, H. O., & Jordan, A. N. (2006). Exercise as an augmentation strategy for treatment of major depression. Journal of Psychiatric Practice®, 12(4), 205-213.
- Trivedi, M. H., Greer, T. L., Grannemann, B. D., Church, T. S., Galper, D. I., Sunderajan, P., … & Carmody, T. J. (2006). TREAD: TReatment with Exercise Augmentation for Depression: study rationale and design. Clinical Trials, 3(3), 291-305.