omofobia

Omofobia interiorizzata

‘Omofobia’ è un termine che è stato coniato dallo psicologo americano George Weinberg verso la fine degli anni sessanta, in un periodo in cui sia l’American Psychiatric Association che l’Organizzazione Mondiale della Sanità consideravano l’omosessualità come un disturbo; con ciò si inizia a prendere le distanze da un atteggiamento assolutamente discriminativo.

Il termine ‘omofobia’ viene utilizzato per indicare l’insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti di insofferenza e l’intolleranza, verso gli omosessuali e l’omosessualità. Non è detto che siano dichiarati apertamente così consapevoli. Molte persone con elevato livello di istruzione e generalmente tolleranti a causa dell’ambiente culturale in cui sono cresciute non possono fare a meno di provare ansia, disagio o fastidio in presenza di persone omosessuali.

L’omofobia è un prodotto diretto della nostra società che, per quanto tollerante a confronto con il passato, è di stampo eterosessuale. Lo sviluppo di una mentalità omofobica non è da ricercarsi solo nell’intolleranza e nei giudizi negativi espressi sui gay ma anche negli ideali e nei modelli eterosessisti che vengono comunemente promulgati e che a loro volta promuovono l’intolleranza tramite la creazione di un ideale ‘normale’ condiviso. La nostra società infatti qualora non condanni l’omosessualità, la dipinge come qualcosa di abnorme, tanto da essere in passato classificata all’interno delle malattie mentali. Tuttora nonostante gli evidenti progressi socio-culturali, molta gente si considera ‘tollerante’ perché sopporta l’esistenza dei gay, a patto che non ‘facciano i gay’ quando escono di casa. I bambini da sempre vengono cresciuti ed educati come eterosessuali, a partire dalle fiabe con principi e principesse; la chiesa condanna l’omosessualità e i media, salvo alcuni rari tentativi, promuovono prevalentemente la famiglia tradizionale, modello eterosessuale con cui identificarsi.

L’omofobia fin da quando Weinberg ha introdotto il termine viene utilizzata anche per indicare il “disgusto per se stessi” (self-loathing) degli omosessuali medesimi. In questo caso si tratta di omofobia interiorizzata. Alcuni autori hanno preferito utilizzare il termine eterosessismo interiorizzato, considerandolo maggiormente calzante a definire la situazione di una persona omosessuale cresciuta in un mondo eterosessuale che non ha tenuto conto dei suoi bisogni, fornendo modelli eterosessuali da rispettare e insegnando che amare le persone dello stesso sesso è sbagliato.

Nonostante possa sembrare controintuitivo che l’omofobia sia un problema che riguarda sopratutto i gay e le lesbiche, se pensate che siamo tutti cresciuti nella stessa società con gli stessi modelli, la stessa cultura e gli stessi valori potete immaginare che abbiamo tutti gli stessi condizionamenti.

L’omofobia interiorizzata è considerato il problema nucleare del processo di formazione dell’identità omosessuale nonché il principale fattore nello sviluppo di alcune condizioni psicopatologiche negli omosessuali.

 

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