teoria polivagale porges

Teoria polivagale e disturbo borderline di personalità

Il modello filogenetico del sistema nervoso autonomo descritto nella teoria polivagale (Porges 2001a) costituisce un modello teorico innovativo per studiare il coinvolgimento potenziale del sistema nervoso parasimpatico nel BPD. La teoria è interessata al ruolo dello stato autonomico nella mediazione dei comportamenti prosociali e difensivi. Inoltre, sottolinea l’esistenza di una componente parasimpatica, le vie vagali mielinizzate che arrivano al cuore calmando lo stato viscerale e smorzando l’attività del simpatico e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

I comportamenti di attacco-fuga, o mobilizzazione, dipendono dal funzionamento del sistema nervoso simpatico, quel sistema che è associato a un aumento dell’attività metabolica e della risposta cardiaca (battito cardiaco accelerato, maggiore contrattilità miocardica).

I comportamenti di immobilizzazione (con paura), come ad esempio il blocco dell’azione o la morte simulata, sono la componente più primitiva condivisa con quasi tutti i vertebrati: dipendono dall’innervatura più antica del nervo vago (una parte non mielinizzata che origina dall’area del tronco encefalico denominata nucleo motore dorsale del vago).

Infine, ci sono i comportamenti appropriati di ingaggio sociale, che dipendono dal vago mielinizzato che origina in una zona del tronco encefalico chiamata nucleo ambiguo e che favorisce i comportamenti calmi inibendo l’influenza del sistema nervoso simpatico sul cuore.

Il vago mielinizzato, che è comparso nei mammiferi, è cruciale per due reazioni: l’inibizione dei circuiti limbici difensivi e la creazione di legami sociali. Questo nuovo vago mielinizzato inibisce l’influenza del sistema nervoso simpatico sul cuore e attenua l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Porges, 2001a). Il vago dei mammiferi funziona come un freno del vago, che mantiene gli stati di calma nei contesti sociali. Tuttavia, quando si percepisce il rischio, si toglie il freno del vago per facilitare la mobilizzazione difensiva. Quindi il disturbo borderline di personalità è associato a una difficoltà nella regolazione del freno del vago nei contesti sociali.

La disregolazione emotiva è una caratteristica nucleare del disturbo borderline in sè, e inoltre puó essere un importante fattore in grado di spiegare alti livelli di comorbidità tra il BPD e altri disturbi mentali (come ad esempio disturbi da uso di sostanze e disturbi dell’umore) (Dell’Osso et al.,2010).

Porges in uno studio: “Research methods for measurement of heart rate and respiration” condotto nel 1992 presso l’Università del Maryland U.S.A., propone di stimare la forza del tono vagale dalla misura dell’aritmia del seno respiratorio (RSA) e di usare questo dato nella clinica quale indice di vulnerabilità allo stress.

Egli mostra come la RSA (modificazione della frequenza cardiaca correlata alla frequenza respiratoria) abbia un’origine neurale e rappresenti la forza del tono vagale nei confronti del cuore. Quindi in risposta a stimoli sociali i borderline passano velocemente da uno stato di calma (ampia RSA) a uno stato di agitazione (bassa RSA).

Per testare questa ipotesi, Austin et al. nel 2007 confrontano la regolazione del freno del vago misurando l’ampiezza della RSA in pazienti BPD e in gruppi di controllo durante la presentazione di spezzoni di film a forte contenuto emotivo.

Le partecipanti BPD presentano un ritiro del vago, che spiega l’aumento del fabbisogno metabolico dei comportamenti di attacco-fuga. Le partecipanti del gruppo di controllo mostrano invece un aumento dell’effetto del vago sul cuore, che supporta i comportamenti di interazione sociale.

In un altro studio di Gratz et al. (2013), condotto con 57 donne (39 donne con BPD e 18 controlli), vengono misurati il battito a riposo e i segnali di alta frequenza del tracciato elettrocardiografico (HF-HRV fasico) durante un compito di tolleranza allo stress.

La variabilità cardiaca interbattito (HRV), la variabilità nella sequenza temporale di battiti cardiaci consecutivi, è considerata un segnale psicofisiologico relativo all’efficienza nell’autoregolazione emotiva (Lane et al.2009; Park and Thayer, 2014) e di controllo inibitorio (Hovland et al., 2012; Pappens et al.., 2014; Wendt et al.. 2015). Si tratta di un indice che misura l’effetto del tono vagale sul balance simpato-vagale, ovvero sulla capacità del tono vagale di ridurre l’attività del sistema nervoso autonomo, qualora eccessivo e/o prolungato nel tempo, in condizioni di stress.
Gli autori riportano che i controlli hanno mostrato un consistente aumento di HF-HRV, mentre i pazienti BPD, al contrario, una diminuzione nella reattività HF-HRV (Gratz et al., 2013).

Kuo e Linehan (2009) investigano invece la modificazione della frequenza cardiaca correlata alla frequenza respiratoria (RSA) in 20 donne con BPD, 20 donne con disturbo d’ansia sociale (SAD) e 20 donne senza disturbi psichiatrici.

Gli autori rilevano come il gruppo BPD manifesti una ridotta RSA a riposo, rispetto ai controlli e ai pazienti SAD.

In un altro studio (Weinberg et al., 2009) vengono approfonditi gli effetti di RSA e dell’indice cardiaco del simpatico (CSI, una misura dell’attività simpatica) in dodici partecipanti non-clinici con BPD e 28 controlli senza BPD.

Gli autori riscontrano un effetto di genere relativo a RSA: le donne manifestano una più bassa attività parasimpatica rispetto agli uomini. Un effetto di genere viene riscontrato anche riguardo al CSI: le donne manifestano un attività simpatica più alta degli uomini (Weinberg et al., 2009).

Nell’ottica dei gruppi, invece,  i partecipanti BPD manifestano in assoluto la più bassa attività parasimpatica rispetto ai controlli.

La meta-analisi condotta da Koenig et al. nel 2015 consiste nel confronto tra 5 studi: Austin et al. (2007), Dixon-Gordon et al.. (2011), Gratz et al. (2013), Kuo e Linehan (2009), Weinberg et al. (2009). L’obiettivo è di riscontrare eventuali differenze relative al tono vagale a riposo (vmHRV), comparando pazienti con BPD (n=128) e controlli in salute (n=143). I dati testimoniano il decremento del tono vagale durante stati a riposo nei pazienti BPD, e quindi questa potrebbe essere una importante caratteristica di tratto sottostante alla categoria BPD, concernente in un meccanismo psicofisiologico dovuto a difficoltà nella regolazione emotiva e ad impulsività.

Sono necessarie ulteriori ricerche su campioni di giovani pazienti BPD per vagliare la possibilità che il decremento del tono vagale rappresenti un endofenotipo precedente allo sviluppo di BPD o se, piuttosto, rappresenti la conseguenza del disturbo.

Sono necessari inoltre ulteriori approfondimenti in merito all’effetto di farmaci, sostanze psicotrope e alla presenza di psicopatologie in comorbidità.

Dott. Luca Orioles

 

Bibliografia

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